Posso dire con certezza che tutto ebbe inizio per caso, il giorno in cui decisi di acquistare un macchina da cucire e iniziai con lei un gioco curioso che mi spinse a esplorare tutti i suoi meccanismi. Da qui nacquero i primi bavaglini, asimmetrici e incerti come tutti i primi passi. Ricordo ancora quello realizzato in cotone a nido d’ape con una forchetta ricamata a macchina usando un punto zig zag molto stretto. Aveva tutta l’aria di essere una forchetta in fase di scioglimento, come gli orologi di Dalì, però aveva un suo perchè.
In seguito, presa dalla curiosità di scoprire e sperimentare nuove soluzioni, nuove forme e nuove esperienze, iniziai realizzando la prima borsa cucita utilizzando tessuti riciclati. Uno di questi una vecchia camicia, che però in realtà non fu la prima; quella la feci quando andavo alle superiori e senza l’uso della macchina da cucire ed era in juta grezza e lana con bottoni di legno. La custodisco ancora in un cassetto come un piccolo tesoro.
Iniziai mettendo, non su carta ma su stoffa, tutto quello che mi passava per la mente e a volte qualcosa di carino veniva fuori; in realtà questo è quello che faccio tutt’oggi. Adoro lavorare senza l’uso dei cartamodelli proprio perché mi diverte a fine giornata, quando possibile, vedere se quello che avevo in mente coincide con quello che ho realizzato.
E’ bello sapere che ognuno dei miei lavori è diverso dall’altro, com’è bello dare la possibilità a chi lo possiede di dire “ce l’ho soltanto io”.
Il mio primo arazzo è nato nel periodo in cui frequentavo l’Accademia di Belle arti di Palermo. Misura circa due metri e mezzo in altezza. Mentre lo cucivo mi sentivo scomparire tra quegli orditi che intanto si facevano trama. Ho cucito per cinque mesi di fila, giorni e notti immersa in un viaggio incerto che si sarebbe concluso con l’ultimo filo rimasto. Qualcuno mi prendeva anche in giro chiamandomi “Penelope” , con la differenza che mai mi sarei sognata di disfarla ogni notte per poi ricucirla il giorno dopo. Quell’incessante cucire, toccare la materia compresi legno e plastica, scivolare sul cotone fresco e perdermi nella ruvida lana calda, immersa tra i colori e le sue infinite sfumature, sono solo l’espressione materica di una passione avvolgente e sconvolgente.